Wunderkammer

Artisti, mostre, installazioni, allestimenti museali fotografati da Andrea Angelucci.

martedì 15 novembre 2011

Memoriale dal convento di Jannis Kounellis


L'arte contemporanea torna nel convento dei Servi di Maria di Monteciccardo (PU) con un appuntamento dedicato a Jannis Kounellis. Il titolo del ciclo, tratto da un celebre romanzo dello scrittore portoghese Josè Saramago, sottolinea la particolare natura del luogo che ospita la mostra: un convento del Seicento immerso nel paesaggio marchigiano.



Jannis Kounellis interpreta Monteciccardo come luogo di meditazione e riflessione, attraverso quattro installazioni ospitate nelle celle del conventino. Due sono composte da sedie in legno disposte in circolo:"Ogni cerchio è un coro, una litania o la corona di un rosario, e non sappiamo se celebra un matrimonio o un funerale" spiega l'artista.



Opere che rafforzano la memoria di ritualità composte, scandite da ritmi legati ai cicli naturali del tempo.
Un'esistenza all'insegna dell'ora et labora, che l'artista rievoca attraverso visioni sospese tra realtà e simbolo, mentre le altre due opere si confrontano con la dimensione del quotidiano, espressa attraverso relazioni simboliche tra oggetti di uso comune.



"Monteciccardo ti ha suggerito una mostra silenziosa, con un ritmo giocato su pieni e vuoti, come una partitura musicale, composta da note e pause. Perchè il suono da peso al silenzio e viceversa. Così hai deciso di abitare le stanze del conventino, di capirne l'antico genius loci per rinominarlo senza modificare la sua essenza, ma rianimandola per condurla nel territorio  del nostro quotidiano".

Ludovico Pratesi

                                     


Dal 26 Giugno al 16 Ottobre 2011 -
Centro per l'Arte Contemporanea Il Conventino
Monteciccardo (PU)

Curatori : Ludovico Pratesi e Olimpia Eberspacher





mercoledì 9 novembre 2011

Incontro con Giovanni Mattio




 (...)   Paolo Biscottini.  Quanto conta in quello che dici e in quello soprattutto che fai il fatto che tu sia stato per lunghi anni un docente di letteratura antica? Quanto contano l'antico, la letteratura greca e romana? Penso a quell'ideale di perfezione che era nella classicità, prima greca e poi romana.

Giovanni Mattio. Io credo che conti molto, perché i due motivi ispiratori della mia pittura sono la natura e il mondo, quindi la sua bellezza o le sue contraddizioni. Questi studi che mi hanno permesso di affrontare il percorso del  pensiero umano, della ricerca artistica, dei risultati sotto tutti gli aspetti poetici, ecco quelli che mi hanno dato più suggestione sono i testi poetici, partendo dalla lirica arrivando alla tragedia, nei quali ho colto sensazioni, emozioni, pensieri che avrei voluto esprimere io e che provavo di fronte al mondo, alla vita, al creato.



P.B. Io penso che questo sia profondamente vero. Mi sembra di ritrovare in quello che tu dici molte cose, anche se in me nasce subito una domanda, anzi due riflessioni scaturiscono da quello che tu dici.
Da un lato l'opera d'arte per te ha a che fare con il caos e dall'altro ha a che fare con il gesto creatore: ma mi chiedo se tutto ciò sia da collocare all'interno di una possibile lettura cristiana. Il mondo antico e il mondo cristiano entrano in conflitto? Vorrei capire come l'aspirazione ad una bellezza desunta dalla letteratura, dai lirici alla tragedia, che nulla ha a che fare con il mondo cristiano o pre-cristiano, possa in qualche modo mettersi in relazione sia al caos che al gesto non di un demiurgo, ma un gesto divino creatore nel senso biblico del termine, perché le tue opere hanno una valenza biblica. 

G.M. Io penso che il mondo cristiano, e comunque tutto il percorso della scrittura dall'antico testamento al nuovo, si innesti sulla classicità, prendendone categorie espressive e introducendo delle novità, dal pensiero ebraico al pensiero cristiano, sull'unicità di Dio. Il mondo ebraico-cristiano indaga il mistero del mondo come l'hanno indagato gli antichi e rimane ora ammirato, ora atterrito, ora spaventato, ora invece chino verso l'opera del creatore. Io mi ritengo un cristiano osservante, quindi il pensiero classico non mi turba affatto, cioè mi permette di leggere nella storia: il percorso dell'umanità confluisce nel cristianesimo dove trova quel compimento che conosciamo.





(...) P.B. Vorrei toccare un ultimo argomento, o due argomenti ancora: nel tuo lavoro precedente, in particolar modo nelle opere in cui l'elemento plastico aveva una sua importanza straordinaria e soprattutto negli incastri, c'era una sensualità molto forte che mi sembra qui superata, che non ritrovo in questi dipinti, che sono invece una esplosione di vitalità, di energia vitale,  che non ha bisogno della sensualità, che non ha nulla a che vedere secondo me con la sensualità, configurando un allontanamento dal corpo verso valori spirituali. La seconda questione riguarda invece la natura: mi sembra di capire che nella tua arte la natura non è soltanto il mondo dei sensi o dell'accadimento, ma è il luogo di ciò che è già accaduto, racconta qualcosa che è già accaduto.

G.M. Sulla prima parte, io penso che una scelta cromatica molto più omogenea, portata su toni più pacati, possa controllare e comunque velare quella sensualità che coglievi nelle opere precedenti.
Non escludo che qui ci sia, invece, sensualità, in quanto io penso che in primo luogo si parta sempre dai sensi per arrivare alla conoscenza e in secondo luogo la pittura comunichi attraverso i sensi e in questo caso non soltanto la vista, ma il tatto perché c'è la plasticità che porta anche a toccare, comprendere le opere  attraverso almeno il senso del tatto. Il senso non lo negherei in quanto lo ritengo fondamentale nel processo conoscitivo e quindi anche nel processo di comprensione del mistero e del sacro.






P.B. La seconda cosa invece era quella della natura: se la natura è luogo di qualcosa che è già accaduto, in cui tutto è già accaduto oppure se è luogo dell'accadimento.

G.M. Io ritengo che la natura sia il luogo dell'accadimento,il luogo in cui si rivela continuamente.

P.B. E allora verrebbe da dire che il gesto creativo divino è un gesto creativo che si rinnova continuamente.

G.M. Sicuramente, che si rinnova continuamente, in tutte le cose: quindi potremmo dire qui che potrebbe essere pretestuoso il contenuto del quadro  per arrivare a dire che è un gesto che continua, che prosegue in noi. (...)

Tratto da  All'origine del "sacro"- conversazione fra Paolo Biscottini e Giovanni Mattio.